Roald Hoffmann*. – Chimico e scrittore polacco (n. Złoczów 1937), naturalizzato statunitense nel 1955. Premio Nobel per la chimica nel 1981 insieme a K. Fukui, ha svolto ricerche di chimica organica teorica, in particolare sulle regole che permettono di stabilire la possibilità di effettuazione di alcune classi di reazioni.
“Non riuscii a formularlo allora, ma lo sapevo, semplicemente lo sapevo, dalla nostra esperienza, che la gente non era solamente buona o cattiva. C’era il potenziale per entrambi. Col tempo giungemmo in America e divenni un chimico.
La chimica tratta delle sostanze e delle loro trasformazioni, è una scienza di mezzo per molte ragioni. Non i quark, non le galassie, la cosa intermedia sono le molecole, bilanciate tra varie polarità. Una è il loro danno e beneficio, un’altra è il loro essere pure/impure, naturali/innaturali, oggetti classici o quantici, separate o unite.
Consideriamo la morfina. Chiunque abbia subito un’operazione ne conosce i vantaggi. Ed è anche una droga mortale. Consideriamo l’ozono. In alta quota, forma uno strato che ci protegge dalle dannose radiazioni ultraviolette (del nostro sole che dà la vita). Al livello del mare, è prodotto come smog fotochimico, che consuma gomme e polmoni. Eppure è la stessa molecola.
Un’idea fondamentale in chimica è l’equilibrio. Che non significa star fermi e tranquilli. La chimica riguarda il cambiamento, A + B che diventano C + D, e il tornar indietro. All’equilibrio c’è un po’ di A e B, un po’ di C e D, tutto sembra tranquillo, ma il punto medio è dinamico, pronto al cambiamento.
Si vuole che la reazione vada in una direzione, o nell’altra? Possiamo turbare quell’equilibrio. Il punto medio non è statico, né lo è l’equilibrio psicologico o chimico. Ha il potenziale, io ce l’ho, tutti noi l’abbiamo, di andare da una parte o da un’altra. E questo mi piace.
Si, voglio anche stabilità. Ma credo che le posizioni estreme – tutti reagenti, tutti prodotti, tutte persone A cattive, tutte persone B buone, niente tasse, tasse rovinose – sono impraticabili, innaturali, noiose, il rifugio di chi non vuole mai cambiare.
Il mondo non è semplice, eppure sa Dio quanto le propagande politiche (di qualsiasi parte) cercano di farlo sembrare tale. Mi piace la tensione del punto medio e sono grato a un mondo che mi offre il potenziale per il cambiamento.” (Roald Hoffmann)
“Le cose cambiano. Se quiescenti, possono essere invogliate a cambiare. Sono queste che noi dobbiamo cambiare.” (Roald Hoffmann)
“Non ci sono molecole cattive, ci sono solo esseri umani malvagi. Le molecole sono molecole. I chimici e gli ingegneri ne fanno di nuove e trasformano quelle vecchie. Altri ancora nella catena dell’economia le vendono e tutti noi le vogliamo e le usiamo.
Ciascuno di noi ha un ruolo nell’uso e nell’abuso delle sostanze chimiche.
Ed ecco il mio punto di vista rispetto alla nostra responsabilità sociale verso gli altri esseri umani. Vedo gli scienziati come attori in una tragedia classica. Essi (noi) sono condannati dalla loro natura a creare. Non esiste la maniera di evitare di indagare su ciò che è in noi o attorno a noi. Non possiamo chiudere gli occhi davanti alla creazione o alla scoperta.
Se tu non sintetizzi quella molecola, lo farà qualcun altro. Allo stesso tempo credo che gli scienziati hanno la grandissima responsabilità di riflettere sugli usi della loro creazione, persino sugli abusi che altri possono fare. E devono fare tutto ciò che è loro possibile per rendere pubblici sia i pericoli che gli abusi.
Se non lo faccio io, chi lo farà? Anche a rischio di perdere il lavoro, di venir umiliati, essi devono vivere con le conseguenze delle proprie azioni. E questo ne fa attori tragici, non eroi comici né li pone su un piedistallo. Ed è questa responsabilità verso l’umanità che li rende umani.” (Roald Hoffmann)
* = Roald Hoffmann, Premio Nobel per la Chimica nel 1981
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